Come non scambiare un DSA per un serio Disturbo dell’Attenzione.

Se abbiamo un soggetto che mostra un quadro con gravi e molti errori ortografici, o lettura lenta o problemi nella grafia o calcolo, si avvia subito l’ipotesi di un DSA. Se però a questo quadro gli addizioniamo una scarsa attenzione a scuola con test per l’attenzione in cui va male, allora spesso si conclude anche con una diagnosi di Disturbo dell’Attenzione, mentre questo disturbo non c’è. Vediamo di spiegarne il perché.


Il primo errore rischia di incorrere nei test dell’attenzione, nei quali, come sappiamo (vedi test RAN ed RV) soggetti con DSA hanno spesso punteggi negativi nelle prove di attenzione, dovuti appunto al DSA e non ad un vero e proprio Disturbo dell’attenzione. In più il Disturbo dell’attenzione non si diagnostica con metodo statico, dunque non con i test, ma con metodo clinico, dunque con i criteri diagnostici del DSM-5. Dove i test non sono direttamente citati, ma li utilizziamo noi solo “dopo” che tutti i segni clinici sono presenti o per avvalorarne il peso clinico.


Il secondo errore alle volte è nel modo di considerare l’attenzione in anamnesi. Sempre in riferimento all’attenzione nei DSA, quest’ultima non funziona nell’ambito “compiti e scuola” mentre invece funziona correttamente nelle cose che a lui interessano e in tutti gli altri ambiti di vita che non siano “compiti e scuola”. Infatti molto spesso i genitori dichiarano durante l’inchiesta che “Nelle cose che li interessano è attentissimo!”.


Dunque in un caso con gravi errori nell’ortografia ed un lentissima abilità di lettura, ed una disattenzione relegata al setting “compiti e scuola” è sicuramente presente l’ipotesi di Disortografia e Dislessia, ma non quella di un vero Disturbo dell’attenzione. Infatti uno dei criteri diagnostici per la disattenzione, in termini funzionalmente negativi del soggetto, è che questa disattenzione deve essere presente in due o più contesti di vita. E non solo. Infatti dei 9 criteri diagnostici del DMS-5 per il Disturbo dell’Attenzione o ADHD di Tipo 1, in cui ne servirebbero almeno 6 per fare una diagnosi clinica, nel soggetto con DSA molto spesso ne possono essere presenti anche 2 o 3, forse anche 4, ma non 6. Ovvero quelli che appunto servirebbero per avere una diagnosi clinica. Dunque una cosa è avere una difficoltà dell’attenzione, spesso presente nei soggetti con DSA, ma una cosa totalmente diversa è avere un disturbo clinico dell’attenzione conclamata in ADHD di Tipo 1 (DSM 5).
Il mio invito è quello di essere sempre scrupolosi con le diagnosi, soprattutto con le diagnosi differenziali e non scambiare per Disturbo dell’attenzione un soggetto che invece è DSA. Perché ad ogni diagnosi corrisponde ad un intervento, ed una diagnosi errata porta un intervento errato. Ovvero a nessun miglioramento.

Con un cordiale saluto

Rispondi