Il Disturbo d’ansia da separazione nei bambini

Il disturbo d’ansia da separazione si manifesta come un’eccessiva paura o ansia riguardante la separazione da casa o dalle figure più importanti per il bambino.

A differenza delle occasionali e lievi preoccupazioni che i bambini possono sperimentare durante l’allontanamento dai genitori, il disturbo d’ansia di separazione può influenzare notevolmente la vita di una persona, limitandone la capacità di impegnarsi in attività quotidiane.

I bambini con questo disturbo diventano estremamente agitati e preoccupati ogni volta che si separano dalla loro figura primaria di riferimento, sia essa un genitore, un parente o una baby sitter.

A differenza dei bambini timidi, chi ha un disturbo d’ansia da separazione può sperimentare un forte livello d’ansia e di agitazione solo anticipando mentalmente l’allontanamento da casa o dal caregiver primario.

Spesso il disturbo si sviluppa in seguito ad un evento stressante quale la morte di un genitore, di un animale domestico, dopo la malattia di un familiare, un episodio di ospedalizzazione, un cambio di scuola, di residenza o a seguito di una separazione/divorzio (fonte Istituto Beck, qui).

Da clinici possiamo osservare alcuni indici specifici al fine di avvalorare una nostra ipotesi di disturbo d’ansia da separazione nel bambino che stiamo valutando. Ecco cosa osservare ed i sintomi attesi.

Osservazione clinicaSintomi attesi
Atteggiamento iniziale di fronte alla situazione.
Il bambino si tiene in disparte, ritirato, appare poco interessato e poco disponibile alle proposte avanzate. Queste reazioni non sono attese in relazione all’età.

Rapporto con il clinico.
Nella relazione vi è la ricerca di continue rassicurazioni.

Osservazione durante il gioco libero. L’organizzazione sembra adeguata all’età in relazione ai contenuti espressi, ma le modalità di svolgimento sono spesso ripetitive così da evitare l’imprevedibile e il cambiamento. Quando viene proposto un gioco nuovo o una nuova attività, generalmente questo ingenera timore e inibizione; in questi momenti aumentano richieste di conferma e di rassicurazione
Ansia e preoccupazione eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, riguardo a una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche). Ciò con difficoltà nel controllare la preoccupazione. Questo nei bambini si associa ad almeno uno di questi segni:
a) irrequietezza, sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle;
b) facile affaticabilità;
c) difficoltà a concentrarsi o vuoti di memo- ria;
d) irritabilità;
e) tensionemuscolare
(osintomineurovege- tativi);
f) alterazionidelsonno
(difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, sonno inquieto e insoddisfacente).
Fonte: Vio e Lo Presti 2014 – Diagnosi dei Disturbi Evolutivi.

Per approfondire tutti i disturbi evolutivi, con i modelli, criteri diagnostici e casi clinici consulta il manuale DIAGNOSI DEI DISTURBI EVOLUTIVI, di Vio e Lo Presti, Erikcson. Lo trovi al numero verde 800 844 052 con il codice sconto GLP16 per lo sconto del 5% e non pagare le spese di spedizione. Sconto valido su tutti i prodotti e corsi Erickson.

Come non scambiare un DSA per un serio Disturbo dell’Attenzione.

Se abbiamo un soggetto che mostra un quadro con gravi e molti errori ortografici, o lettura lenta o problemi nella grafia o calcolo, si avvia subito l’ipotesi di un DSA. Se però a questo quadro gli addizioniamo una scarsa attenzione a scuola con test per l’attenzione in cui va male, allora spesso si conclude anche con una diagnosi di Disturbo dell’Attenzione, mentre questo disturbo non c’è. Vediamo di spiegarne il perché.


Il primo errore rischia di incorrere nei test dell’attenzione, nei quali, come sappiamo (vedi test RAN ed RV) soggetti con DSA hanno spesso punteggi negativi nelle prove di attenzione, dovuti appunto al DSA e non ad un vero e proprio Disturbo dell’attenzione. In più il Disturbo dell’attenzione non si diagnostica con metodo statico, dunque non con i test, ma con metodo clinico, dunque con i criteri diagnostici del DSM-5. Dove i test non sono direttamente citati, ma li utilizziamo noi solo “dopo” che tutti i segni clinici sono presenti o per avvalorarne il peso clinico.


Il secondo errore alle volte è nel modo di considerare l’attenzione in anamnesi. Sempre in riferimento all’attenzione nei DSA, quest’ultima non funziona nell’ambito “compiti e scuola” mentre invece funziona correttamente nelle cose che a lui interessano e in tutti gli altri ambiti di vita che non siano “compiti e scuola”. Infatti molto spesso i genitori dichiarano durante l’inchiesta che “Nelle cose che li interessano è attentissimo!”.


Dunque in un caso con gravi errori nell’ortografia ed un lentissima abilità di lettura, ed una disattenzione relegata al setting “compiti e scuola” è sicuramente presente l’ipotesi di Disortografia e Dislessia, ma non quella di un vero Disturbo dell’attenzione. Infatti uno dei criteri diagnostici per la disattenzione, in termini funzionalmente negativi del soggetto, è che questa disattenzione deve essere presente in due o più contesti di vita. E non solo. Infatti dei 9 criteri diagnostici del DMS-5 per il Disturbo dell’Attenzione o ADHD di Tipo 1, in cui ne servirebbero almeno 6 per fare una diagnosi clinica, nel soggetto con DSA molto spesso ne possono essere presenti anche 2 o 3, forse anche 4, ma non 6. Ovvero quelli che appunto servirebbero per avere una diagnosi clinica. Dunque una cosa è avere una difficoltà dell’attenzione, spesso presente nei soggetti con DSA, ma una cosa totalmente diversa è avere un disturbo clinico dell’attenzione conclamata in ADHD di Tipo 1 (DSM 5).
Il mio invito è quello di essere sempre scrupolosi con le diagnosi, soprattutto con le diagnosi differenziali e non scambiare per Disturbo dell’attenzione un soggetto che invece è DSA. Perché ad ogni diagnosi corrisponde ad un intervento, ed una diagnosi errata porta un intervento errato. Ovvero a nessun miglioramento.

Con un cordiale saluto

Il Trattamento della lettura nella Dislessia

La “primary information”: valutare l’abilità generale di lettura.

La prima informazione, e forse la più importante sulla lettura del bambino con Dislessia la otteniamo con la prova di lettura di brano. Una prova che valuta la sua lettura naturale di fronte un testo. La prova cardine, anche se imprecisa e “sporca” dal punto di vista neuropsicologico, in quanto nella prova di lettura di un brano vi saranno parole lunghe e corte, frequenti e rare, dunque il soggetto leggerà il brano con inceppi e velocità differenti.

Allora a cosa ci serve? Per prima cosa per il parametro di velocità di lettura, ovvero sillabe/secondi, per una eventuale diagnosi e per il confronto prima/dopo. Ma soprattutto per la nostra osservazione clinica, attraverso l’ascolto, e farci la nostra idea/ipotesi sul tipo di lettura e qualità degli errori commessi. Questo sarà il primo passo per il finale progetto di intervento.

Valutazione e potenziamento della lettura nella Dislessia

Chi partecipa al nostro Webinar sulla Valutazione Potenziamento della Dislessia e Disortografia (QUI) sa che abbiamo 4 protocolli di intervento nella Dislessia. Ogni protocollo è composto da test e materiali di potenziamento. Se il soggetto cade nella fase 1 potenzieremo la fase 1, altrimenti andremo avanti nelle successive valutazioni.

Come abbiamo già approfondito precedentemente (QUI), il nostro compito è quello di trovare il modulo preciso su cui eseguire il nostro Trattamento. Ad esempio se un soggetto legge sillabando (lettura fonologica, livello 3) è ovvio che avrà anche difficoltà nei livelli superiori come quelli nella lettura di parole (lettura lessicale, livello 4). Il nostro dubbio sarà: sbaglia anche le lettere nella discriminazione visiva ad un livello inferiore (livello 2).
Se la risposta sarà SI potremo potenziare il livello 2, se la risposta sarà NO allora abbiamo trovato il punto su cui porre l’obiettivo del nostro trattamento, ovvero il livello 3, con relativi materiali sperimentati di trattamento.

Come eseguire gli esercizi di potenziamento della lettura nella Dislessia.

Per prima cosa stabiliamo i tempi e fasi, a seconda della classe frequentata.

Il cuore dell’intervento specialistico sono i materiali di potenziamento, è bene che siano sperimentati su efficacia ed efficienza, in modo tale da garantirci un reale miglioramento.

Dagli studi sappiamo che il soggetto con Dislessia, ovviamente intelligente, seppur di poco, ma migliora nella sua lettura. Se lavoriamo con materiali qualsiasi dunque osserveremo un miglioramento, ma sarà dovuto solo alla sua evoluzione spontanea e non all’effetto del trattamento.

Prendiamo come esempio il soggetto di cui sopra che si trovava in un tipo di lettura fonologica, questo significa che utilizzeremo materiali sperimentati che vadano a stimolare solo i processi fonologici di lettura.

Esempio di progetto di intervento nella Dislessia.

Possiamo impostare il trattamento nella sua progettualità in vari modo, questo è uno dei più efficaci.

Il quale va personalizzato con gli obiettivi, i materiali i tempi specifici da caso a caso. Se ti interessa approfondire questo argomento, allora dai uno sguardo qui di seguito.

Valutazione e Trattamento della Dislessia e Disortografia.

Corso On-Line con Dr. G. Lo Presti

PER APPROFONDIRE, VAI QUI

Valutazione e Trattamento Dislessia e Disortografia con Protocolli di Intervento
+ Tecnica Potenziamento
+ Progetto, Tempi, Strumenti e Pratica di Intervento
+ Dislessia e Disortografia
+ Supervisione Dr. Lo Presti
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Sino ad esaurimento posti.

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Basi neuropsicologiche e obiettivi nell’intervento dei DSA

Le basi neuropsicologiche nell’intervento nei DSA riguardano il “cuore” del lavoro del trattamento delle abilità di lettura, scrittura, grafia e calcolo.

Per prima cosa è bene partire dalla Definizione scientifica di DSA, ovvero di Disturbo Specifico di Apprendimento, eccola:

Hammill nel 1990 definiva le caratteristiche generali del Disturbo di Apprendimento (“learning disability” è l’espressione corrispondente in lingua inglese) basandosi sull’ intesa a cui erano giunte numerose associazioni di ricerca ed intervento nel campo.

I punti salienti sono quelli che il DSA è su base neurobiologica, in soggetti intelligenti, e che il DSA non dipende da fattori o problematiche ambientali o esterni come gli aspetti culturale o educativi, ma quanto piuttosto che DSA si nasce.

La «specificità» nell’intervento modulare dei DSA è quello che fa la differenza nel piano di trattamento. Infatti sappiamo dalle ricerche in corso che un intervento è efficace se interveniamo sul “locus funzionale deficitario“. Ad esempio se abbiamo un Disturbo della lettura, il locus funzionale deficitario sarà la lettura. Se abbiamo un Disturbo del calcolo allora sarà il calcolo, e così via.

Come vediamo da questa immagine un Disturbo della lettura, porta con se delle difficoltà o cadute anche in altri ambiti. Ma solo l’intervento sul locus funzionale deficitario ci potrà garantire un Trattamento con i risultati migliori.

Sempre per il principio che interveniamo nel luogo (o modulo cognitivo) che è stato diagnosticato come “Disturbo“. Se avessimo un disturbo della memoria, allora interverremo sulla memoria. Ma nel caso del DSA non abbiamo “disturbi della memoria”, quanto piuttosto delle “difficoltà” della memoria, queste sono non sono diagnosticate come Disturbi veri e propri. Stesse difficoltà che abbiamo anche nell’attenzione, pur non avendo diagnosi di Disturbo dell’attenzione. Oppure ancora difficoltà anche negli aspetti emotivi, pur non avendo diagnosi di un reale disturbo emotivo. Appare poco efficace e dunque improduttivo intervenire sugli aspetti corollari, circostanziali, non specifici del DSA. Ma è necessario centrare il punto specifico, centrale e che causa il DSA, ovvero il locus funzionale deficitario, ed intervenire su esso. Disturbo della Lettura=Lettura; Disturbo del Calcolo=Calcolo; Disturbo Ortografico=Ortografia; Disturbo dell’espressione scritta=Grafia. Così da far coincidere, come da manuale, diagnosi effettuata con obiettivo di intervento.

Per alzare il livello di efficacia è bene attuare le Ricerche sui DSA in pratica: queste sono le basi scientifiche che ci guidano negli esercizi e nel progetto di intervento dei bambini con DSA.

In tal senso il progetto di intervento nella Dislessia Evolutiva e come applicarlo in pratica con il “Metodo” di Potenziamento della Lettura e dell’Ortografia che utilizziamo nel nostro lavoro è questo:

Tutto questo ad inclusione dei vari protocolli di intervento li approfondiamo nel Webinar:

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Inizio prima lezione 31 Luglio 2020
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DSA: Distanti ma uniti Webinar gratuito 9 Aprile

Indicazioni operative per compiti a casa e come seguire i bambini a distanza.

Data e ora: Giovedì 9 Aprile 2020 – Ore 11:00 – riceverai link accesso nella tua posta elettronica.

Relatore: Dr. Gianluca Lo Presti, Psicologo Professionista, Esperto in Psicopatologia dell’Apprendimento. Autore testi Dislessia e DSA

Modalità: Gratuito. Webinar lezione On Line. Puoi rivedere la lezione sino al 16 Aprile. Con modulo domande al Dr. Lo Presti.

A chi è rivolto e di cosa parleremo: E’ rivolto a Operatori DSA e Genitori del mondo DSA. vedremo gli strumenti che un operatore può utilizzare per migliorare il proprio lavoro a distanza, ci focalizzeremo sull’organizzazione dello studio, indicazioni per il rapporto con la scuola in merito alla nuova normativa 2020 e PDP per DSA, con strategie quotidiane in periodo d’emergenza con l’obiettivo di passare in modo concreto dall’eventuale preoccupazione ad una crescita consapevole.

Come iscriversi: clicca su “iscriviti ora”. Giovedì 9 Aprile riceverai un mail con il link di accesso. Scrivi la tua mail in modo corretto. Ricordati di controllare anche nello Spam o Posta indesiderata.

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Nel caso di un bambino che presenta più DSA, come stabilire la priorità d’intervento?

Vediamo di approfondire meglio la priorità di trattamento nei DSA a secondo dell’età.

Sotto i 12 anni: a parità di condizione darei la priorità a lettura e grafia. Ciò in quanto superati i 12 anni si chiude una delle più importanti finestre evolutive e si migliora molto meno in lettura e grafia rispetto a quanto si possa migliorare in ortografia e calcolo. Infatti dopo i 12 anni è più semplice ottenere dei miglioramenti nell’ortografia e calcolo rispetto a lettura e grafia. Attenzione: abbiamo detto che è più semplice rispetto a lettura e grafia, non che sia semplice in generale.

Sopra i 12 anni: puoi sceglie sulla base di quale disturbo sia messo peggio.

Facciamo qualche esempio

Se segui un bambino di 8 anni che tra tutti i suoi DSA è messo peggio in lettura e ortografia, allora inizia dalla lettura. Puoi fare un trattamento sulla lettura (con 1 o più cicli) e poi il resto.

Se segui un ragazzino di 13 anni che tra tutti i suoi DSA è messo peggio in lettura ed ortografia, allora sta a te scegliere. Io un tentativo sulla lettura lo farei comunque, anche con un ciclo singolo (sono solo 3/4 mesi), per poi passare al resto.

Spiegazione tecnica: consiglio di iniziare sempre dal tipo di DSA che è maggiormente deficitario. Se ti trovi con un soggetto al di sotto dei 12 anni, dai priorità a lettura e grafia.

Approfondiamo questi ed altri argomenti QUI.

Il lavoro tecnico dello psicologo nei DSA – Materiale e Video

In questo articolo troverai indicazioni pratiche di come lavorare con i Disturbi Specifici di Apprendimento, in modo clinico e scientifico. I contenuti sono disponibili sia in PDF che, alcuni di essi, da seguire in formato video. Anche se si tratta di brevi indicazioni siamo certi della loro efficace utilità.

Consigli e suggerimenti basati sia sulle ricerche in corso che sul metodo di lavoro attuato sul campo dal Dr. G. Lo Presti con i soggetti con Dislessia e DSA.

Qui di seguito vi sono indicati gli argomenti contenuti nel PDF che puoi scaricare a fine pagina ed i relativi video. Se lo ritieni interessante ti invitiamo alla condivisione, magari potrebbe essere utile anche ad altri. Buona lettura.

Argomenti

Aspetti scientifici moderni nei DSA

Le interviste cliniche nei Disturbi Evolutivi e DSA

Screening DSA con il metodo del CENDì (Comitato Epidemiologico Nazionale sulla Dislessia)

Scienza: linee guida intervento specialistico DSA

Attività 1 – Gli esercizi efficaci nella Dislessia Guarda ORA (7:03)

Attività 2 – Esempio progetto trattamento DSA Guarda ORA (5:01)

Attività 3 – Quanto dura un trattamento nei DSA Guarda ORA (3:06)

Attività 4 – I “Cicli” di Trattamento nei DSA Guarda ORA (3:02)

Attività 5 – Trattamento in studio o a casa? Guarda ORA (2:06)

Lo sviluppo professionale dello Psicologo nei DSA


WEBINAR DSA con Dr. Lo Presti

Pratici – Efficaci – Puoi rivedere le lezioni

-> Webinar Valutazione/Potenziamento Dislessia-Disortografia (Info)

-> Webinar Valutazione/Potenziamento MemoriE Età Evolutiva (Info)


DSA: Neuroscienza, Didattica ed Emozioni

Vediamo 6 lezioni in cui parliamo di DSA in termini di pura Neuroscienza, didattica del Piano Didattico Personalizzato, atteggiamenti di genitori ed insegnanti, e soprattutto delle Emozioni dei bambini e studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento.

Lezione 1 – Le basi scientifiche dei DSA

Scopriamo insieme la Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia in modo chiaro secondo gli attuali riferimenti scientifici.

Lezione 2 – DIS-uguali di fronte i DSA

In molti la pensano in modo diverso di fronte i DSA, scopriamo insieme i veri punti di vista. E tu, a quale appartieni?

Lezione 3 – FARE il PDP

Il Piano Didattico Personalizzato è lo strumento cardine dei DSA, ed affinché possa essere efficacemente applicato è necessario compilarlo come si deve. Vediamo i punti principali.

Lezione 4 – I DSA sono…

Sfatiamo alcuni miti errati sui bambini con Dislessia e DSA

Lezione 5 – Nei DSA guardiamo motivazione e Impegno?

Motivazione e impegno: due variabili spesso sconosciute nei bambini con Dislessia e DSA. Impariamo invece a riconoscerle.

Lezione 6 – I DSA sono scienza e…

Posa tutti gli appunti ed ascolta questa storia…


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I 9 segnali del bambino con Dislessia a scuola

Dalla lettura più lenta, passando per le difficoltà nel ripetere i testi, sino alle cadute emotive e motivazionali. Scopriamo i 9 segnali che spesso possiamo riscontrare nei bambini con Dislessia a scuola.

1. Lettura più lenta rispetto ai compagni.

La lettura ha un suo ben preciso sviluppo. In prima classe primaria, entro Aprile, si impara a leggere, anche se molto lentamente; mentre in classe seconda primaria la lettura è sillabica per le parole poco conosciute, mentre già in terza classe primaria il bambino legge tutte le parole, se non tranne qualche quadrisillaba complessa, la quale la legge sillabando. Ma tutto sommato ha un sufficiente vocabolario con le parole dei testi scolastici, i quali ormai li legge in modo accurato.

Invece, per il bambino con Dislessia, accade qualcosa di diverso: ad Aprile della prima elementare spesso non legge. Nel corso degli anni la sua lettura resta lenta e sillabica rispetto ai compagni, i quali, come detto precedentemente, leggono già molto più spediti.

2. Lettura ricca di errori.

Il paragone è sempre rispetto ai compagni, che anche in questo caso diminuiscono sensibilmente la qualità ed il numero di errori di anno in anno, cosa che non avviene per il soggetto con Dislessia, il quale commette errori ricorrenti quando legge, nonostante sia stato corretto più volte, anche sulle stesse parole.

3. Non riesce a ripetere un testo in modo articolato.

Solo qualche parola, spesso “tirata fuori con le pinze”. E’ questo quello che accade con maggior frequenza: quando deve ripetere il contenuto di un testo, anche se glielo abbiamo letto noi, usa una descrizione semplice, breve e povera di contenuti. Ciò accade presumibilmente a causa del fatto che, avendo difficoltà nella lettura, ovviamente legge poco, e leggendo poco “assimila” poche parole. Avendo così un ridotto vocabolario, con il quale non riesce a ripetere in modo efficace. Motivo per cui, secondo DM 5669, 12/7/2011 del Miur, gli studenti con Dislessia devono utilizzare le Mappe Concettuali nelle ripetizioni ed interrogazioni orali, e che lo stesso sia indicato nel PDP (Piano Didattico Personalizzato).

4. Non comprende quello che legge

Non in tutti casi, ma nella maggior parte sicuramente si. Qui il discorso è semplice: qual è il “canale” che non “funziona”? Quello della lettura. Dunque se cerca di comprendere attraverso la lettura è ovvio che questa risulterà deficitaria. Allora cosa fare? Più semplice a farsi che a dirsi: usare un altro canale. Il genitore/insegnante/compagno che leggono al posto del bambino dislessico, la visione di un video didattico, etc. Dunque non fategli usare il canale deficitario “lettura” ma piuttosto fategli sfruttare il canale visivo/uditivo. I contenuti sono gli stessi, è il canale con li apprende che cambia. Una soluzione? I 5 passi di metodo di studio nella Dislessia (lo trovi qui).

5. Scarsa memoria nel non ricordare parole e termini specifici (ma ciò che a lui interessa lo ricorda benissimo).

Ma come può accadere ciò: che i termini scolastici li dobbiamo ripetere per ore, e non li ricorda, mentre ciò che a lui interessa lo ricorda subito? Semplice: noi non abbiamo “la memoria”, ma “le Memorie”. Ovvero memorie diverse per singoli moduli. Nel caso specifico della Dislessia vi sono difficoltà nella memoria Fonologica (apprendere lettere e sillabe) e memoria Lessicale (apprendere le parole), ma non nella memoria Visiva (strategia spesso usata nei soggetti con dislessia), memoria Procedurale, Episodica, etc. Fate però attenzione, ho scritto “difficoltà” e non “Disturbo”, appunto perchè nei soggetti con Dislessia NON abbiamo dei disturbi della memoria, ma semplici difficoltà secondarie. Dunque se vogliamo avere risultati il locus di intervento è la lettura, e NON la memoria.

6. Ha una scarsa attenzione (ma non è dis-attento).

Come per la memoria, nella Dislessia NON abbiamo un Disturbo del’Attenzione, ed intervenire sull’attenzione, con dati di ricerca alla mano, sarebbe inefficace con notevole perdita di tempo, rispetto ad interventi molto più efficaci (info trattamenti efficaci qui). Caso diverso se abbiamo DUE diagnosi, una di Dislessia ed una di ADHD, tipo Disattento. Ma se abbiamo SOLO Dislessia allora NON abbiamo un Disturbo dell’Attenzione. Allora perchè si distrae e sta poco attento? Premettendo che i soggetti con ADHD tipo disattentivo hanno molte più difficoltà di queste, il bambino con Dislessia se non sta attento, spesso è perchè sente parlare un “linguaggio” che non è il suo, ovvero quello della lettura, del seguire un testo usando la lettura, o di ripetere di un testo che era da apprendere attraverso la lettura. Ovvio che si distragga. Perchè ha poca attenzione? Qui ci aiuta la neuropsicologia: quando ascoltiamo, leggiamo, parliamo etc, il nostro cervello consuma ossigeno e produce anidride carbonica, la quale, ad un certo punto, essendo troppa necessita di essere smaltita, ed abbiamo la stanchezza mentale, ovvero si “spegne” il cervello, appunto per farla smaltire. Mentre noi in media abbiamo una soglia attentiva di circa 45-60 minuti, il bambino con dislessia, consumando molta ma molta più anidride carbonica per le sue difficoltà di lettura, perde la sua attenzione dopo 30, 20 o 10 minuti, a secondo dell’età.

7. Una motivazione allo studio pressoché assente.

Se in un qualcosa ottengo ciò che desidero, che mi serve o che mi piace, sarò motivato a farlo altrimenti no. Semplice. Cosa ottiene un bambino con Dislessia che va in una scuola e che studia a casa senza i corretti aiuti didattici? Nella maggior parte dei casi ottiene rimproveri e richiami sulle sue prestazioni (nonostante si sia impegnato); e non viene mai lodato o gratificato anche semplicemente per il suo impegno (anche se ha ottenuto voti bassi). Con queste premesse è ovvio che vivrà la scuola e lo studio non solo come un qualcosa in cui la sua motivazione sarà pari allo zero, ma vedrà il tutto anche come un ambiente da cui scappare.

8. Bassa Autostima

Questa dipende molto anche dell’età e dalla gravità del disturbo. Dall’età perchè più è grande e più è probabile che abbia subito rimproveri eccessivi, note ingiuste, richiami continui, andando così a ledere in modo importante la stima di sè; e più è grave il disturbo e maggiore sarà con molta probabilità il peso che questi richiami negativi avranno su di lui. Considerate l’autostima come un palazzo, il quale è fatto da piani uno sopra l’altro. Un piano è la scuola, uno è lo sport, un altro sono le relazioni sociali, e così via. Se in un piano ottengo un successo questo si andrà a consolidare, viceversa se ottengo degli insuccessi si andrà a sgretolare. Il bambino con Dislessia rischia di avere insuccessi in diversi ambiti, ciò andando a sgretolare la propria autostima al posto di costruirla e consolidarla per la vita futura.

9. Reazioni: aggressive, passive o evitanti?

Il bambino con Dislessia di fronte allo stress “compiti-studio-scuola” può reagire in uno di questi tre modi. Aggressivo, nel comportamento o solo in modo verbale; Passivo, che accetta tutto ma senza impegno e dunque senza nessuna volontà di fare qualcosa in autonomia; Evitando la situazione, esempio “Non voglio andare a scuola!“. Poi vi è anche chi vive la propria Dislessia in termini di “sfida” ovvero di voler dimostrare di volercela fare. Ma è davvero una minima parte purtroppo non rappresentativa.

Importante: sono punti generici, per una diagnosi di Dislessia è necessario rivolgersi ad uno Specialista.

E tu, in quali e quante di queste situazioni riconosci tuo figlio, bambino o alunno? Scrivilo nei commenti e condividi questo articolo invitando ad una riflessione collettiva sulla Dislessia e a tutti i suoi aspetti neuropsicologici ed emotivi.

Dr. Gianluca Lo Presti

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Confronto tra trattamenti Dislessia: qual è il più efficace?

Per la prima volta in Italia, vengono confrontate 8 diverse ricerche sul trattamento della lettura in soggetti dislessici. I trattamenti che sono risultati più efficaci ed anche più efficienti sono quelli che hanno puntato all’automatizzazione.

Dai dati presentati in questo studio (qui) emerge che i trattamenti più efficienti sono quelli che mirano all’automatizzazione del processo di riconoscimento sublessicale e lessicale mediante software e quelli che utilizzando brani. L’efficienza nella velocità di questi trattamenti di lettura è stata raggiunta senza compromettere l’accuratezza con l’aumento della velocità di lettura, ma anzi raggiungendo livelli di correttezza nella norma. Per essere efficaci, questi trattamenti devono avere una certa intensità, almeno 5-6 ore al mese, e possono essere svolti anche a domicilio. Inoltre è possibile ottenere buoni cambiamenti in 3-5 mesi.

Un’altra osservazione importante è che i cambiamenti sono possibili dalla 3a elementare alla 3a media e quindi la finestra temporale per un potenziale recupero non si chiude dopo le prime classi della scuola elementare. Potenzialmente, con due cicli di trattamento all’anno, si potrebbe ottenere, in media, un cambiamento di 0.6 sill/sec, il doppio dell’evoluzione naturale attesa senza trattamenti specifici ed intensi.

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Come identificare precocemente l’ADHD: 3 strumenti operativi

E’ possibile intervenire con grande anticipo nel Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività, vediamo in questo articolo sia uno strumento sperimentato per questa identificazione più altri due materiali di valutazione ed intervento nell’ADHD.

LA SCALA IPDDAI

Il progetto concerne la costruzione della scala IPDDAI (Identificazione Precoce del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è nato all’interno di una ricerca longitudinale che indaga la possibilità di individuare già alla scuola materna i bambini con problemi consistenti di attenzione e iperattività.

La scala è stata tarata su ben 571 bambini dai 5 ai 6 anni.

Di questa nuova versione della Scala IPDDAI si è ora avviato un lungo lavoro di standardizzazione attraverso la raccolta di dati normativi su un campione rappresentativo per numerosità, regione di provenienza e caratteristiche socio-culturali che permetta di stabilire i punteggi criterio, cioè quei punteggi al di sopra dei quali considerare a rischio i bambini valutati.

Sia questo che tutti gli strumenti per valutare l’ADHD li trovate nella «BIA, Batteria Italia per l’ADHD». Puoi averla con il 15% di sconto e senza pagare le spese di spedizione con il codice GLP16 Codice che puoi usare per TUTTI i prodotti Erickson.

Come intervenire nell’ADHD a scuola?

Sicuramente la guida più completa sull’ADHD è rappresentata da questo manuale, il quale raccoglie tutte le informazioni e procedure teorico pratiche per intervenire sull’ADHD a scuola. Elaborato dai maggiori esperti di ADHD in Italia: «ADHD a Scuola». Puoi averlo con il 15% di sconto e senza pagare le spese di spedizione con il codice GLP16 Codice che puoi usare per TUTTI i prodotti Erickson.

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Ora è possibile: identificazione e intervento precoce per DSA

Grazie alla ricerca scientifica in corso è ora possibile intervenire in modo precoce sulle Difficoltà e Disturbi specifici di apprendimento.

Per prima cosa iniziamo con il chiarire la differenza tra Difficoltà di apprendimento e Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA).

La difficoltà è temporanea e su cause ambientai ed esterne al soggetto. Il DSA è permanente e su cause interne e biologiche, clicca qui per approfondire.

Prima della fine della seconda classe primaria non possiamo fare diagnosi di DSA, dunque tutto ciò che eventualmente avremo saranno delle difficoltà. Abbiamo per due casi:

a) Il caso in cui qui soggetto POI sarà diagnosticato DSA.

b) Il caso in cui si trattava di una difficoltà temporanea

In entrambi i casi: un INTERVENTO PRECOCE è fondamentale, nel primo caso (se poi sarà DSA), il quadrò sarà di certo minore. Nel secondo caso, inizierà prima ad avere un apprendimento normotipico.

Come faccio a osservare precocemente delle difficoltà di apprendimento in modo chiaro?

Test IPDA

Oggi abbiamo un test dal nome IPDA: Questionario Osservativo per l’Identificazione Precoce delle Difficoltà di Apprendimento, Edito dal Centro Studi Erickson.

In pratica è un questionario per valutare, nei bambini in età prescolare, aspetti comportamentali, motricità, comprensione linguistica, espressione orale, metacognizione e altre abilità cognitive (memoria, orientamento, ecc.) che si ritengono prerequisiti agli apprendimenti scolastici.

Lo trovate qui, oppure chiamando il numero: 800 844052 in più con il codice GLP16 puoi avere lo sconto del 15% e NON pagare le spese di spedizione su questo strumento e su tutti i Libri, Cd e Corsi Erickson, dunque segnati il codice sconto GLP16

Come faccio ad intervenire in modo precoce su queste difficoltà?

Anche in questo caso sono stati elaborati i Materiali IPDA per la prevenzione delle difficoltà di apprendimento Strategie e interventi. Sono essenziali per prevenire le difficoltà di apprendimento fin dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia; potenziare i prerequisiti cognitivi che stanno alla base dell’apprendimento di scrittura, lettura e calcolo; rinforzare e consolidare le competenze anche di quei bambini che presentano apparentemente buone prestazioni.

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La Discalculia Evolutiva: errori e profili

In questo articolo approfondiamo il Disturbo Specifico del Calcolo osservandone insieme le tipologie di errori che possiamo trovare nei vari profili di Discalculia.

La discalculia evolutiva: definizione e classificazione

Analizzando lo stato delle conoscenze sulle funzioni alla base del sistema del calcolo, tra poco scopriremo che anche la stessa abilità di calcolo,
come la lettura e la scrittura, sembra dipendere da una serie molto complessa di competenze cognitive e neuropsicologiche.

Ipotesi e modelli cognitivi e neuropsicologici

I modelli cognitivi e neuropsicologici hanno come obbiettivo principale quello di identificare l’architettura generale del sistema di elaborazione del numero e del calcolo, e descrivono un sistema complesso in cui la disfunzione di alcune parti si può tradurre in specifiche difficoltà di calcolo.

Tipo di discalculia sulla base dell’osservazione degli errori commessi da bambini con difficoltà di calcolo.

1) La discalculia per le cifre è caratterizzata da difficoltà nell’acquisizione dei processi lessicali sia nel sistema di comprensione del numero
che di produzione del calcolo. Temple descrive al riguardo il caso di un
bambino discalculico di 11 anni. L’analisi degli errori commessi in compiti
di ripetizione, scrittura e lettura, sia di numeri arabici, che di numeri
espressi in codice verbale, evidenzia uno specifico pattern di errore. Gli
errori sono del tipo:
34 = sessantasei;
1 = nove;
8483 = ottomilaquattrocentoottantaquattro
La processazione sintattica risulta completamente intatta, mentre risulta compromessa la processazione lessicale preposta alla selezione e
al recupero dei singoli elementi lessicali. Tali evidenze permettono di formulare alcune ipotesi sull’organizzazione della processazione numerica in età evolutiva:

– il lessico dei numeri costituisce un ambito autonomo rispetto al linguaggio;
– i meccanismi di processazione lessicale sono funzionalmente indipendenti dai meccanismi di processazione sintattica;
– l’accesso lessicale, è influenzato dalla posizione;
– i «dici» o «tens», i numeri dall’11 al 19, costituiscono una classe
lessicale distinta.


2) La discalculia procedurale è caratterizzata da difficoltà nell’acquisizione delle procedure e degli algoritmi implicati nel sistema del calcolo.
Temple descrive il caso di un ragazzo discalculico di 17 anni che non presenta nessun tipo di difficoltà nell’area della processazione numerica (lettura e scrittura di numeri arabici, lettura e scrittura di numeri espressi in codice verbale), e neppure nella conoscenza dei fatti aritmetici, ma la cui
capacità di applicare correttamente le procedure di calcolo risulta molto
compromessa: commette sia errori di riporto, che di incolonnamento, e
di prestito. La conoscenza procedurale sarebbe dunque distinta dalla processazione numerica e dalla conoscenza dei fatti numerici. E le componenti stesse della conoscenza procedurale potrebbero essere selettivamente compromesse.


3) La discalculia per i fatti aritmetici è caratterizzata da difficoltà nell’acquisizione dei fatti numerici all’interno del sistema del calcolo. Temple
descrive il caso di una ragazza discalculica di 19 anni, la cui capacità di
elaborazione dei numeri è intatta, così come la conoscenza delle procedure di calcolo, mentre risulta compromesso il recupero dei fatti aritmetici.
L’analisi degli errori commessi ha evidenziato due differenti tipi di errore: gli errori di «confine» determinati dalla inappropriata attivazione di altre tabelline confinanti (come per esempio 6  3 = 21) e errori di «slittamento» in cui una cifra è corretta, l’altra è sbagliata (come per esempio 4  3 = 11).
Se le ricerche della Temple sono riuscite a descrivere possibili tipologie di discalculia evolutiva, caratterizzando ciascuna di esse in riferimento alle cause e alle condizioni neuropsicologiche alla base del disturbo
stesso, va comunque evidenziato che tutt’oggi manca una modalità condivisa dai diversi autori per analizzare le cause delle difficoltà implicate nei disturbi di calcolo.

Errori nel sistema del calcolo.

Rispetto all’intervento riabilitativo e al recupero delle difficoltà specifiche di elaborazione del numero e del sistema di calcolo, la letteratura ha
prevalentemente proposto una prospettiva che individua il tipo di intervento da effettuare a partire dall’analisi dell’errore manifestato dal soggetto.
Tale analisi consente infatti di riconoscere le componenti di elaborazione
coinvolte nel disturbo.
In sintesi, richiamando le classificazioni proposte gli errori nel sistema di calcolo sono stati attribuiti a differenti tipi di difficoltà:
– errori procedurali e di applicazione di strategie;
– errori nel recupero di fatti aritmetici;
– difficoltà visuo-spaziali.

Errori procedurali e di applicazione di strategie

Ne sono esempio gli errori di quei bambini che pur avendo appreso
procedure di conteggio facilitanti, si aiutano ancora con procedure più immature. Nell’operazione 2 + 5 partono da 2 per aggiungere 5 invece che porre l’addendo più grande come punto di partenza.
Quando anche le più semplici regole di accesso rapido, come
N  0 = 0 oppure N + 0 = N, non sono interiorizzate abbastanza, allora è possibile confondere l’applicazione della seconda regola per la prima e l’uso di queste norme procedurali in genere (ad esempio in 8  0 = 8 viene scambiata la regola del prodotto con quella dell’addizione; in 8 – 8 = 1
non è applicata la procedura N – N = 0). Data l’incapacità di usufruire di tali regole di facilitazione il sistema di memoria può iniziare a sovraccaricarsi di informazioni che invece potrebbero essere «sintetizzate». Questo significa un notevole dispendio di energie cognitive nel caso di compiti più complessi rispetto alle operazioni entro la decina.

Errori nel recupero dei fatti numerici

Una tipologia di errori particolarmente frequente nella discalculia evolutiva riguarda il recupero di fatti aritmetici dalla memoria a lungo termine. I modelli che consentono di spiegare tali errori sono per lo più i «modelli a rete».
Le conoscenze aritmetiche sono simili ad
altre conoscenze elaborate dalla memoria a lungo termine, e questo sia
nella loro rappresentazione in memoria, sia nei processi usati per accedere alla conoscenza. I fatti aritmetici semplici sono rappresentati nella memoria in una rete organizzata di informazioni che vengono recuperate attraverso un processo di attivazione che si diffonde, così come è assunto
nel funzionamento della stessa memoria semantica. Nella rete, ciascuna
associazione tra un compito aritmetico e la sua risposta è rappresentata
in termini di forza o grado di accessibilità. La forza con cui i nodi sono
immagazzinati e interconnessi è funzione della frequenza di presentazione
e dell’esercizio, specialmente nelle prime fasi dell’apprendimento.
Gli errori di recupero dei fatti aritmetici in memoria a lungo termine
possono dunque dipendere da errate associazioni tra i compiti aritmetici
e la loro specifica risposta.
Secondo alcuni Autori errori di recupero diretto dei risultati possono derivare dall’immagazzinamento degli stessi: la
loro memorizzazione infatti si rafforza ogni volta che il soggetto produce
una determinata risposta per l’operazione data, e ciò avviene anche se la
risposta è errata. Nelle ripetizioni successive dell’operazione il recupero dello stesso risultato sarà coerente con la sua memorizzazione, anche quando vi sia un’associazione errata tra l’operazione e il risultato scorretto.
Un tipo di errore frequente descritto al riguardo è ad esempio la confusione tra il recupero di fatti aritmetici di addizione con quelli di
moltiplicazione:
5 + 5 = 25;
3  3 = 6.

Le difficoltà visuo-spaziali

In cui una difficoltà a rilevare il dettaglio visivo possa compromettere il riconoscimento dei segni di operazione (ad es. + e – ).

La difficoltà visuo-spaziale può comunque riguardare non soltanto
aspetti percettivi ma diversi livelli di organizzazione dei dati implicati soprattutto nella scrittura di un’operazione: se un bambino ha difficoltà ad
acquisire i concetti «da destra a sinistra», «dal basso verso l’alto», ecc.,
presumibilmente incontrerà maggiori difficoltà nell’incolonnamento dei numeri e nel seguire la direzione procedurale, sia in senso orizzontale che
verticale. Questa confusione spaziale è facilmente riconoscibile perché
porta a far iniziare a caso un’operazione, a scrivere indifferentemente da
sinistra a destra, o viceversa i risultati parziali, quindi a sorvolare sulle regole di prestito e riporto. Al contrario non coinvolge affatto i processi di
calcolo orali.

Fonte: Lucangeli D., Tressoldi P. E. (2001), La discalculia evolutiva , in “Psicologia Clinica dello Sviluppo, V, 2, 2001, pp.143-163 Scarica l’articolo

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Ecco perchè il riconoscimento sublessicale è efficace nella Dislessia

Il riconoscimento sublessicale è usato come modalità di Trattamento specialistica nella Dislessia. Nel mio lavoro lo uso nel Protocollo 3 nei casi di Dislessia F. in cui abbiamo un notevole miglioramento della lettura dei bambini che seguiamo. Negli altri casi usiamo gli altri protocolli, trovi tutto QUI.

Nel loro lavoro di ricerca, Tressoldi, Iozzino e Vio (trovi qui articolo completo) presentano ulteriori evidenze sull’efficacia di trattamenti basati
sull’automatizzazione del riconoscimento sublessicale per il miglioramento della velocità e della correttezza della lettura dei soggetti dislessici. Un trattamento della durata di circa tre mesi, ha prodotto un miglioramento medio della velocità di lettura in seguito a trattamento domiciliare o ambulatoriale, uguale o superiore a quello atteso dopo un anno senza interventi specifici in cinque campioni diversi anche se si evidenziano importanti differenze individuali nella risposta al trattamento. Ancora più interessanti sono i risultati ottenuti con altri due diversi campioni dopo due e tre cicli di trattamento. Dai risultati ottenuti, emerge che la velocità di lettura cambia quasi allo stesso modo in seguito alla ripetizione di cicli di trattamento successivi al primo, permettendo ad alcuni soggetti di raggiungere un livello di competenza tecnica che, seppur ancora inferiore
rispetto a quella dei coetanei normolettori, risulta essere sufficiente per una lettura ed uno studio del testo in autonomia. Questi risultati sembrano confermare l’efficacia degli interventi basati sull’automatizzazione del riconoscimento delle sillabe mediante software adatto alla presentazione di brani. Rimane aperto il problema relativo alla comprensione delle ampie differenze individuali nella risposta al trattamento.


I dati presentati in questo lavoro confermano il grado di efficacia dei trattamenti basati sull’automatizzazione del riconoscimento di sillabe presentando testi, sia seguendo un trattamento ambulatoriale bisettimanale che un trattamento domiciliare. Con un modesto impegno di circa 10-20 minuti di lavoro quotidiano, nel caso di trattamento domiciliare, o di mezz’ora due volte alla settimana, nel caso di trattamento ambulatoriale, in
circa tre mesi è stato possibile ottenere un cambiamento pari a quello atteso in un anno senza trattamenti specifici.
Che un disturbo su base neurofunzionale possa modificarsi in seguito a trattamenti centrati sul deficit non è più in discussione, anche alla luce
di una serie di evidenze pubblicate negli ultimi anni sul cambiamento della
funzionalità cerebrale conseguente alla riabilitazione . Questi studi indicano chiaramente come:

La plasticità del
sistema nervoso centrale sia molto alta ogniqualvolta il soggetto venga esposto a trattamenti mirati.


Altre informazioni importanti per clinici e riabilitatori, sono quelle ottenute dai due studi che hanno utilizzato due e tre cicli di trattamento, e che si possono riassumere come segue:
– ogni ciclo di trattamento ottiene un cambiamento nella velocità di
lettura più o meno della stessa entità;
– durante i periodi di non trattamento non c’è evoluzione sensibile
della velocità di lettura.


In più, per ottenere ulteriori cambiamenti è necessario impegnarsi in più cicli di trattamento.

– con una serie di tre cicli di trattamento è possibile raggiungere un livello di velocità ed accuratezza di lettura, che seppur ancora inferiore a quello atteso dal livello di scolarizzazione, è sufficiente per una lettura in autonomia di qualsiasi testo.

Tuttavia, bisogna tener conto che questo dato è stato raggiunto con soggetti particolarmente motivati al trattamento perché non è facile trovare ragazzi disposti a seguire una pratica riabilitativa per periodi ripetuti seppur relativamente brevi.

Se volete approfondire questi temi, abbiamo ideato vari Webinar OnLine sui temi dello studio nella Dislessia e Potenziamento dei DSA; li trovate QUI.


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Diagnosi Dei Disturbi Evolutivi.
Diagnosi dei Disturbi Specifici di Apprendimento a scuola.
Nostro figlio è dislessico.

Ho scritto un libro per voi con tutti i miei consigli, si chiama “Nostro figlio è dislessico”, manuale di autoaiuto per genitori con figli con Dislessia e DSA, lo trovi QUI.


Ti ricordo anche i DUE testi tecnici sulla DIAGNOSI di TUTTI i DSA e Disturbi Evoluti, li trovi QUI.

Sottodiagnosi Dislessia in Italia: quasi due bambini su tre non vengono riconosciuti

In quasi due bambini su tre con dislessia il disturbo non era stato diagnosticato in precedenza.

Sono stati coinvolti 11094 bambini di età compresa tra 8 e 10 anni, di cui 9964 costituiti come campione finale di lavoro dopo aver applicato i criteri di esclusione e inclusi solo i bambini che hanno ricevuto il consenso dei genitori a partecipare. La prevalenza della dislessia nell’intero campione era del 3,5% con differenze statisticamente non significative tra l’Italia settentrionale, centrale e meridionale (rispettivamente 3,6%, 3,2% e 3,7%). 

Metodo

Sono stati effettuati tre livelli consecutivi di screening: i primi due a scuola, per esaminare la popolazione e identificare i bambini con sospetta Dislessia; l’ultimo in centri con personale specializzato in DSA per confermare la diagnosi. 

Risultati

L’esito chiave è rappresentato dal rapporto tra il numero totale di bambini arruolati nello studio ed il numero di bambini confermati positivi al terzo livello di screening. Dunque vi erano bambini con palese diagnosi di Dislessia ma non riconosciuti o segnalati a scuola.

Conclusioni

Questo studio conferma che nei bambini della scuola primaria all’età di 8-10 anni in Italia la dislessia è ampiamente sottostimata. In quasi due bambini su tre con dislessia il disturbo non era stato diagnosticato in precedenza.Sono necessari dati affidabili sulla prevalenza della dislessia per allocare le risorse umane e finanziarie necessarie sia ai servizi sanitari che nelle scuole, garantendo un sostegno tempestivo a bambini e famiglie.

La ricerca è stata svolta per conto dal gruppo di lavoro EpiDIt (Epidemiologia della dislessia in Italia).

Gli Autori del lavoro: Chiara Barbiero, Marcella Montico, Isabella Lonciari, Lorenzo Monasta, Roberta Penge, Claudio Vio, Patrizio Emanuele Tressoldi, Marco Carrozzi, Anna De Petris, Anna Giulia De Cagno, Flavia Crescenzi, Giovanna Tinarelli, Antonella Leccese, Alessandra Pinton, Carmen Belacchi, Renzo Tucci, Maria Musinu, Maria Letizia Tossali, Anna Maria Antonucci, Anna Perrone, Mara Lentini Graziano, Luca Ronfani

Pubblicato e consultabile in versione integrale su PLOS ONE qui (fonte): https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0210448




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Valutazione, Potenziamento e Studio nella Dislessia: un approccio clinico integrato

Da anni lavoriamo per andare oltre alla semplice somministrazione di test, che rischia di materializzarsi in una diagnosi generica, ed infine si rimanda ad un altro operatore il compito dell’intervento. Il tutto in modo del tutto scollegato tra la valutazione effettuata, e l’intervento che poi verrà messo in atto. A nostro avviso il modo migliore è quello di sincronizzare i Percorsi diagnostici con i Protocolli d’intervento. In pratica si interviene sul modulo specifico in cui si è osservato il locus funzionale deficitario. Semplice a parole, molto meno nei fatti, ma i risultati permettono di osservare com ogni soggetto con Dislessia, sulla base del proprio livello di partenza, abbia un percorso chiaro e ben definito. Il quale, se va bene, si ripete; se va male, sappiamo su quale variabile intervenire per migliorare il processo. In entrambi i casi, parliamo di scienza per i DSA, misurabile, reiterabile ed osservabile. Qui di seguito trovate le slide in cui apptofondiamo:

  • Modello di sviluppo delle fasi di lettura.
  • Introduzione ai 4 protocolli di valutazione/potenziamento
  • Schema di sintesi: Valutazione Potenziamento Studio

E’ dunque essenziale andare oltre una diagnosi generica, e mettere insieme valutazione, potenziamento e metodo di studio, sulla base del tipo di livello di Dislessia riscontrata.


Se volete approfondire questi temi, abbiamo ideato vari corsi OnLine in cui sarò il vostro docente, sui temi dello studio nella Dislessia e Potenziamento dei DSA; li trovate QUI.


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Nostro figlio è Dislessico – Gianluca Lo Presti

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INTERVENTO specialistico DISLESSIA: 4 lezioni GRATUITE

Approcciarsi in modo scientifico alla Dislessia significa conoscere una vera e propria professione, iniziamo però parlandovi di alcune cose molto frequenti che però non andrebbero fatte ed invece come muoversi in modo alternativo:

  1. NON utilizzare strumenti solo perchè sono “belli” o “divertenti” ma più che altro che siano VALIDATI dalla ricerca scientifica sui DSA. Insomma, anche un gesso per una gamba rotta se dipinto è bello o se mi muove la gamba in modo automatico è divertente, ma se la mia è una frattura alla clavicola, quel gesso, seppure bello e divertente, non servirà a nulla. Dunque, evitate di scegliere strumenti sulla base di caratteristiche diverse dalle ricerche scientifiche in corso.
  2. NON lavorate senza un obiettivo neuropsicologico specifico di miglioramento. Ma abbiate sempre un obiettivo specifico come ad esempio “migliorare la velocità di lettura di 0,3 sill/sec”; “diminuire gli errori di 1/5 percentile” etc.
  3. NON lavorate senza un periodo di lavoro PRECISO, viceversa ponete sempre il tempo in cui raggiungerete quell’obiettivo. Ad esempio “il progetto di aiuto durerà 4 mesi, ed avrà questi obiettivi… A)… etc. “

Questi e molti altri consigli li vedremo in queste 4 lezioni, gratuite per voi.

Queste qui di seguito sono solamente 1% di quello di quello che potrete apprendere nel nostro Corso ONLINE sul POTENZIAMENTO della DISLESSIA e DISORTOGRAFIA, lo trovi QUI. 

𝘾𝙤𝙧𝙨𝙤 𝙊𝙣 𝙇𝙞𝙣𝙚 -> 𝙑𝙖𝙡𝙪𝙩𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙚 𝙏𝙧𝙖𝙩𝙩𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙘𝙤𝙣 𝙞 7 𝙋𝙧𝙤𝙩𝙤𝙘𝙤𝙡𝙡𝙞 𝙙𝙞 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙧𝙫𝙚𝙣𝙩𝙤 𝘿𝙞𝙨𝙡𝙚𝙨𝙨𝙞𝙖 𝙚 𝘿𝙞𝙨𝙤𝙧𝙩𝙤𝙜𝙧𝙖𝙛𝙞𝙖

Cosa fare quando un bambino con dislessia inverte le lettere?

Una delle caratteristiche più frequenti dei bambini con Dislessia (soprattuto se su base visiva, un approfondimento, qui) concerne l’inversione delle lettere. Se sei un genitore, operatore o insegnante ed hai avuto modo di ascoltare la lettura di un bambino con Dislessia (ovvero con Disturbo Specifici di Apprendimento), ti sarai sicuramente accorta degli errori di inversione di B con D, M con N e molti altri ancora.

In questo articolo, grazie al lavoro di ricerca specifico sulla Dislessia a cura di EasyReading possiamo trovare un confronto tra le lettere usuali (sulla sinistra) e le lettere ad ALTA leggibilità per Dislessia (sulla destra), ecco lo Slideshow:

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Un altro metodo, è quello del POTENZIAMENTO della lettura, ovvero con esercizi specifici, e ne parlo in questo video:

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3 strumenti efficaci per sviluppare l’autocontrollo nei bambini

lampadina-contorno-leggero-idee-simbolo_318-36120Se stai cercando un modo per far migliorare il comportamento di tuo figlio o di un tuo alunno, allora questo articolo ti potrà aiutare. Infatti, capita spesso che da genitori o insegnante sia necessario cercare delle strategie comportamentali al fine di migliorare l’autocontrollo, e dunque il rispetto delle regole nei tuoi figli o alunni.

Ma, vediamo subito di costa stiamo parlando, ovvero a 3 materiali che riteniamo fondamentali se hai l’obiettivo di gestire al meglio l’educazione di tuo figlio o il comportamento dei tuoi alunni.

COP_Sviluppare-la-concentrazione-2_6137-385-3.jpgIl primo di cui vorrei parlarvi è consigliato per Operatori e Insegnanti, e si chiama “Sviluppare la concentrazione e l’autoregolazione – VOL 2“. L’ho utilizzato per anni, con bambini dai 5 ai 10 anni, sia in studio che a scuola con gli insegnanti, ed i risultati sono sempre stati eccellenti. Il testo propone delle schede fatte su misura per gestire l’impulsività (nel vol 1 e 3 si parla anche di Attenzione).

COP_Impulsivita-e-autocontrollo_7946-190-0Il secondo è solo per Operatori specializzati, come Psicologi, Educatori, Pedagogisti, Logopedisti, Tecnici, etc. Ciò in quanto si presta in modo eccellente ad un setting uno ad uno. Il volume si chiama “Impulsività ed Autocontrollo“, e propone un Training in 16 tappe in cui il soggetto apprende le strategie metacognitive di autocontrollo comportamentale, perfetto dagli 11-12 anni in su.

 

COP_Largo-arrivo-io_6137-478-2Il terzo strumento è un libro super pratico. Si chiama “Largo arrivo io!“. Qui l’autore propone non solo spiegazioni ma anche strategie per genitori e ragazzi, che se vengono seguite, vi posso garantire che i risultati non tarderanno ad arrivare.

 

 

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Tutti questi volumi i trovate nella casa editrice Erickson, ed utilizzando il codice GLP16 avete il 15% di sconto e non pagate le spese di spedizione.

 

 

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Da che età è possibile fare una valutazione per un eventuale DSA?

Mio figlio ha 6 anni e frequenta la classe 1 primaria, ma ho dei campanelli di allarme e vorrei capire meglio: è troppo piccolo oppure è possibile già valutare in 1 elementare?
La diagnosi di DSA si può fare (se presente) solo dalla fine della 2 classe primaria. Ciò significa che deve aver terminato almeno 2 anni di sana e robusta costituzione scolastica. Se però è più piccolo è possibile fare una valutazione (anche se non avremo una diagnosi  definitiva) ciò al fine di iniziarlo ad aiutare il prima possibile. Quali sono gli scenari? Ovvero, se poi è non è DSA?

  • A) Sarà poi diagnosticato DSA: abbiamo già lavorato in anticipo dalla prima elementare con 2 anni ricchi di strategie e apprendimento.
  • B) Non sarà poi diagnosticato DSA: abbiamo evitato che la situazione peggiorasse, con possibili (e spesso probabili) difficoltà scolastiche accentuate, motivazione, autostima ed emotivi.
In entrambi i casi, un aiuto dai 6 agli 8 anni ha la massima assimilazione possibile. Dunque se vi è anche un minimo sospetto di difficoltà (anche se non si ha una diagnosi effettiva per via della precocità) conviene sempre aiutare.
Corsi OnLine per Genitori e Operatori su DSA: QUI/
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